Prunus armeniaca

L'albicocco è chiamato in botanica Prunus armeniaca ...

L'albicocco è chiamato in botanica Prunus armeniaca, pruno dell'Armenia, sulla scia dei Romani i quali erano convinti che fosse originario di quella zona e lo avevano battezzato armeniacum malum. Proveniva invece dalla Cina settentrionale, dove ancora oggi cresce spontaneo. È talmente antico che se ne parlava in Cina già nel 2200 avanti Cristo. Le albicocche, dal profumo intenso quando sono mature, sono state paragonate in letteratura per colore alla guancia femminile e sono frutti ad alto valore nutritivo. Sono ricche di vitamine del gruppo B, PP e C, di zuccheri, sali minerali e di numerosi  oligoelementi, sicché sono utili per combattere l'anemia. Conviene evitare di consumare la "mandorla" contenuta nel nocciolo perchè può contenere velenoso acido cianidrico.
A Roma l'albicocco giunse all'inizio del I secolo dopo Cristo: i suoi frutti venivano venduti, quando erano ancora rari, a prezzi esorbitanti. Era chiamato anche Praecoquum o malum praecox. Furono poi gli arabi a diffonderlo ulteriormente, soprattutto in Andalusia, in Sicilia e nell'Africa del Nord, chiamandolo al-barquq. Da qui l'italiano albicocca, il francese arcaico aubercot (poi diventato apricot) e lo spagnolo albaricoque.Esistono numerose varietà di albicocco, che però non sono abbastanza 
resistenti ai climi freddi dell'Europa centrale, ma crescono molto bene nelle zone centrali e meridionali dell'Europa occidentale.


Informazioni tratte da Florario di Alfredo Cattabiani.

Prunus armeniaca