Palazzo Aldobrandini

... non so come fosse davvero il mitico giardino delle Esperidi ma questo luogo è senz'altro bellissimo per le sue grandiose proporzioni e la semplicità con cui sono state utilizzate le piante ...

 

Monsignor Alessandro Rufini costruì una villetta dove nell'antichità sorgeva la villa degli Ottavi, in seguito degli Attilii. Nel 1560 la proprietà passo al medico Pier Antonio Contugi, che la chiamò Belvedere per la sua posizione panoramica. Nel 1588 fu venduta al referendario apostolico Paolo Capranica. Il 5 novembre del 1598 il cardinale Pietro Aldobrandini ricevette in dono dallo zio Clemente VIII la villa Belvedere, che era stata requisita per debiti dalla Camera Apostolica dopo la morte di Paolo Capranica. La villa restò agli Aldobrandini fino al 1681, anno in cui passò ai Pamphili. Nel 1760 la famiglia Pamphili si estinse e dopo varie controversie, nel 1769 la villa passò ai Borghese; nel 1832 Francesco Borghese, che aveva ereditato tutti i possedimenti Aldobrandini, ottenne di potersi fregiare di questo nobile nome, cosi la villa appartiene tuttora agli Aldobrandini.

Il primo casino, probabilmente opera di Francesco Capriani da Volterra, come risulta da un disegno dell'Archivio di Stato a Firenze, aveva una pianta pressoché quadrata, con un atrio porticato che introduceva in un salone profondo quanto l'intero edificio; a lato del salone erano le camere e le scale che conducevano al piano superiore, dove erano le stanze di servizio. Pietro Aldobrandini, nel maggio del 1601, dopo aver chiamato Giacomo della Porta a studiare la trasformazione del casino del Contugi, fece iniziare i lavori di ampliamento del vecchio edificio, volendovi aggiungere un paio di stanze ed una galleria. Giacomo della Porta, però, non soddisfatto di questi modesti lavori, propose al cardinale la costruzione di un palazzo degno della sua magnificenza che nel settembre del 1602 era quasi completato.

 

Dopo il soggiorno di Clemente VIII, nel 1603 iniziarono i lavori per il giardino con la canalizzazione delle acque. La Villa Aldobrandini è sita su una serie di regolari alte terrazze, su una delle quali sorge il palazzo.

Inferiormente due basi corpi di fabbrica, le cucine, sorreggono altrettante terrazze, con due slanciati camini in forma di torri ovali. La terrazza ovale di fronte al palazzo, destinato a feste e spettacoli, è circondata da una doppia rampa.

Dietro al palazzo, addossato al colle, è il teatro delle Acque, probabilmente iniziato da Giovanni Fontana e Carlo Maderno. Composto da un vastissimo emiciclo affiancato da due corpi rettilinei, presenta nicchie con colonne ed incavature, decorate con cariatidi ed altri rilievi, di Ippolito Buti (1604-5).

Nella nicchia centrale è un Atlante che sorregge il mondo; nelle nicchie di sinistra e di destra sono rispettivamente un ciclope ed un centauro, che per mezzo di congegni idraulici suonavano degli strumenti a fiato con effetti sorprendenti. Accanto all'Atlante era un Ercole in atto di aiutarlo, e due statue di Esperidi. Dalla vasca davanti alla nicchia centrale emerge la statua del gigante Encelado, che gettava rumorosamente acqua dalla bocca. Nel braccio laterale sinistro del teatro delle Acque si trova una cappella dedicata a S. Sebastiano, il santo patrono degli Aldobrandini, con pitture di Domenico e Tommaso Passignano. Nel braccio destro è invece la stanza di Apollo (1615-18), con la volta decorata da Domenico Passignano; qui fu collocata una riproduzione del Parnaso con statuine in legno, stucchi e fiori in ferro battuto, opera di Giovanni Anguilla e Jacques Sarrazin. Giovanni Guglielmi aveva realizzato i congegni idraulici che permettono a tutte le statuine del Parnaso di suonare i loro strumenti.

Il pavimento è ornato con arabeschi e con elementi dello stemma Aldobrandini e da un foro usciva un potente getto d'aria che teneva costantemente sospesa una palla di rame.

Dietro il Teatro delle Acque è la grande Scala d'Acqua, limitata in alto da due colonne, simboleggianti le Colonne d'Ercole: da qui l'acqua scende fragorosamente, affiancata da due scalinate, con numerosi scherzi d'acqua, che conducono al livello superiore.

Nella villa, soprattutto nel giardino, è svolto un ampio tema allegorico, la cui spiegazione ci viene data anche dalla "Relatione" scritta da monsignor Giovan Battista Agucchi, segretario del cardinale Pietro Aldobrandini. L'Atlante che regge il Mondo nella nicchia centrale del Teatro delle Acque alludeva a Clemente VIII e la statua di Ercole in atto di aiutarlo si riferiva a Pietro Aldobrandini. Le Esperidi ricordavano il loro mitico e favoloso giardino, che per trasposizione era paragonato a quello della Villa Aldobrandini. Il mito di Ercole tornava ancora alla sommità della villa che poteva essere esplorato con l'occhio dal palazzo. Nella Stanza di Apollo si voleva paragonare il colle di Frascati al Parnaso, il monte sacro delle Muse, ed Apollo, il loro patrono, al cardinale Aldobrandini.


 

Fin qui le informazioni...non so come fosse davvero il mitico giardino delle Esperidi ma questo luogo è senz'altro bellissimo per le sue grandiose proporzioni e la semplicità con cui sono state utilizzate le piante. Ho trovato meravigliosi i vecchi platani, scavati, contorti, immobili come tante sculture, i loro ventri aperti, le braccia spalancate verso l'alto, le radici avvolte in cuscini di ortensie scolorite, i piedi coperti da Ophiopogon, la convallaria dei vecchi giardini.

Il muschio ricopre tronchi e muri disegnando tracce, percorsi e strade d'oro verso un paradiso in terra, avvolge con il suo velluto verde la mano a pugno e i lineamenti di Encelado gigante di pietra e la barba di Atlante.

Bellissimi i muri di leccio che incorniciano l'emiciclo che portano l'occhio al centro verso le colonne tortili, il verde del Quercus ilex è complementare al rosso dell'elemento costruito.

Lascia senza fiato alla luce del tramonto il panorama dalle terrazze laterali: la pianura laggiù si intravede tra le file di vasi ben disposti e un ramo di vite vergine arrossata che penzola dal muro.

 

 

 

Palazzo Aldobrandini